In questo articolo a cura della Dr.ssa Francesca Messuti, embriologa del C.M.R., vogliamo addentrarci in uno dei campi più affascinanti della procreazione medicalmente assistita, ovvero la criopreservazione di gameti ed embrioni.
La preservazione della fertilità è sempre stata oggetto di numerosi studi, infatti in passato diversi sono stati i tentativi di conservazione dei gameti, inizialmente soprattutto maschili, basti pensare che già nel 1776 Lazzaro Spallanzani tentò di criopreservare con la neve spermatozoi umani e nel 1886 Paolo Mantegazza pensò ad una Banca del Seme per conservare lo sperma dei soldati in partenza per la guerra utilizzando neve e ghiaccio.
I primi successi arrivarono però con l'avvento dei crioprotettori e delle metodologie, messe in atto da Polge e Smith, che permisero di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio intracellulari che avrebbero potuto distruggere le membrane cellulari causando la degenerazione dei gameti stessi.
Il primo concepimento da spermatozoi eiaculati congelati in azoto liquido si ottenne nel 1953 con le metodologie messe in atto da J. Sherman.
Un po’ più complicati furono i primi tentativi di criopreservazione dei gameti femminili (gli ovociti) e degli embrioni.
Inizialmente si misero in atto diversi protocolli che facevano uso di diversi crioprotettori e del congelamento lento, il quale aveva una scarsa efficienza biologica e clinica.
La prima gravidanza con l’utilizzo di ovociti congelati fu nel 1986, mentre la prima gravidanza ottenuta con embrioni congelati fu nel 1983.
Da questo momento in poi fu un continuo susseguirsi di studi che puntavano al raggiungimento del protocollo ideale per congelare e scongelare ovociti ed embrioni che garantisse alta efficienza sia biologica che clinica.
La vera svolta nel campo della criobiologia di gameti ed embrioni si ebbe con l’avvento della vitrificazione.
La vitrificazione è una tecnica che porta il terreno di crioconservazione e le cellule in esso contenute ad uno stato di solidificazione simile al vetro.
Per fare in modo che si giunga ad uno stato vitrificato si utilizzano alte concentrazioni di crioprotettori, si riduce al minimo il volume di terreno sul supporto che si utilizza per appoggiare il gamete o l’embrione (comunemente chiamato Paillette) e si massimizza la velocità di raffreddamento immergendo il campione direttamente in Azoto Liquido Criogenico (-23000°C/min).
La vitrificazione rappresenta oggi la "tecnica elettiva" per quanto riguarda la crioconservazione di ovociti ed embrioni e ha sostituito (dal 2006 circa) la tecnica del congelamento lento, fornendo risultati estremamente alti in termini di sopravvivenza e ripresa di gameti e di embrioni vitrificati.
Basti pensare che al CMR, si ha un tasso di sopravvivenza allo scongelamento degli embrioni crioconservati del 98%.
Si tratta infatti di una metodologia ampiamente studiata e sicura, in quanto a temperature criogeniche, ovvero al di sotto dei -180°C, si ha la sospensione di tutti i fenomeni biochimici e fisici cellulari. Si stima inoltre che la vita media del materiale biologico correttamente stoccato in azoto liquido (-196,5° C) sia all'incirca di 1000 anni.
L’avvento di questa metodologia ha fornito nel campo della procreazione medicalmente assistita uno strumento fondamentale in quanto permette di rendere sicure sia la preservazione della fertilità maschile che femminile, sia la crioconservazione di embrioni.
La crioconservazione viene eseguita oltre che su gli embrioni sovrannumerari anche su quelli sottoposti a biopsia del trofectoderma (PGT) e su quelli generati da trattamenti di fecondazione eterologa.
Visto l’ampio utilizzo della vitrificazione, si stanno eseguendo nuovi studi e si pensa che il prossimo step nell’evoluzione della conservazione di gameti ed embrioni potrebbe essere, in un futuro non si sa ancora quanto vicino, la loro preservazione in uno stadio di disidratazione a temperatura ambiente.
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Bibliografia:
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commenti
Uta raluca 16-10-2023 | 17:37
Vi ringraziero al infinito perché avete fatto reale il nostro sogno. Siete una squadra impeccabile. Grazie a tutti voi! Grazie dr Maurizio Sodano