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il Blog del CMR

Tutto ciò che c'è da sapere sulla procreazione medicalmente assistita

In questo blog troverete tutto ciò che vorreste sapere sulle tecniche e le metodologie di procreazione medicalmente assistita, sull’infertilità maschile e femminile, la fecondazione artificiale, la gravidanza, ecc...
Troverete le risposte a tutte le vostre domande, utili ad affronatare il vostro percorso e a raggiungere il vostro sogno: avere un bambino.

L'Endometriome, cos'è e in cosa consiste?
L'Endometriome, cos'è e in cosa consiste?

Oggi attraverso il nostro blog vogliamo focalizzare l'attenzione su un particolare test diagnostico conosciuto come Endometriome, ne parliamo in questo articolo a cura della Dott.ssa Claudia Casato Ginecologa di C.M.R. Endometriome è un test di screening che permette, mediante l'utilizzo di tecnologia NGS (Next Generation Sequencing), di riprodurre il profilo del microbiota endometriale a partire da una biopsia endometriale, eseguibile ambulatorialmente. L'endometrio, cioè la mucosa che riveste la superficie interna dell'utero e che deve accogliere l'embrione trasferito, infatti non è sterile ma è colonizzato da specie batteriche. In una situazione ideale la specie batterica prevalente è quella del Lattobacillus (>90%). Vi sono però situazioni in cui la flora batterica è alterata, per cui mediante questo test potremo riscontrare la presenza di: disbiosi, cioè una riduzione dei lattobacilli e concomitante aumento di altre specie batteriche non patogene; specie batteriche patogene e responsabili dell'endometrite cronica (Enterococcus spp., Enterobacteriaceae, Streptococcus, Staphylococcus, Mycoplasma, e Ureaplasma); specie batteriche patogene sessualmente trasmissibili (Chlamydia e Neisseria). Il mancato equilibrio della flora batterica endouterina può comportare il fallimento dell'impianto embrionario o la gravidanza biochimica o l'aborto. Pertanto questo test è consigliabile alle coppie con ripetuti fallimenti di impianto o aborti precoci. Riequilibrare la colonizzazione batterica endometriale può favorire l'instaurarsi della gravidanza. Il test è semplice e non invasivo, la procedura è molto simile al prelievo per il Pap Test. Prevede un prelievo endometriale mediante l'utilizzo di una cannula sottile, della durata di 5 minuti, che si esegue ambulatorialmente tra il 15° ed il 25° giorno di mestruazione. Il risultato è disponibile in circa 15 giorni. In base all'esito del test verrà prescritta la terapia da seguire. Un test positivo per disbiosi prevederà una cura correttiva con probiotici per via orale e vaginale, mentre un test positivo per endometrite cronica o malattie sessualmente trasmissibili prevederà una cura antibiotica oltre che probiotica. BIBLIOGRAFIA Evidence that the endometrial microbiota has an effect on implantation success or failure Moreno et al. Am J Obstet Gynecol 2016; 215:684-703. Endometrial microbiome at the time of embryo transfer: next-generation sequencing of the 16S ribosomal subunit - Franasiak et al. J Assist Reprod Genet 2016;33:129–136. Characterizing the endometrial microbiome by analyzing the ultra-low bacteria from embryo transfer catheter tips in IVF cycles: Next generation sequencing (NGS) analysis of the 16S ribosomal gene - Tao et al. Hum Microbiome J 2017;3:15–21.  Prevalence of chronic endometritis in repeated unexplained implantation failure and the IVF success rate after antibiotic therapy - Cicinelli et al. Hum Reprod, 2015; 30(2):323-30 Chronic endometritis due to common bacteria is prevalent in women with recurrent miscarriage as confirmed by improved pregnancy outcome after antibiotic treatment - Cicinelli et al. Reprod Sci 2014; 21(5):640-7.

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L'importanza del primo incontro
L'importanza del primo incontro

Oggi vogliamo approfondire l'importanza del primo incontro qui in CMR. A parlarne è Claudia la Responsabile della segreteria ed accettazione. So bene quanto sia difficile fare la prima chiamata o scriverci una mail per chiedere informazioni, spesso mi raccontate quanto tempo è che pensate di chiamarci, che ne parlate tra di voi, chiedete consiglio a chi magari questa esperienza l’ha già vissuta. Mi raccontate le vostre difficoltà, se avete già dei trascorsi alle spalle, oppure siete timidi ed un po’ impacciati, non sapete bene cosa chiedere o le informazioni di cui avete bisogno. Avete letto su internet, vi siete fatti raccontare o appunto, avete già vissuto questa esperienza, e vi trovate di nuovo a riviverla. Per noi è importante mettervi a vostro agio, ci piace conoscervi e conoscere le vostre storie, a partire proprio dal primo incontro. La parte di colloquio, consulenza e aggiungerei presentazione è fondamentale. Ci avete scelti su raccomandazione di amici oppure sfogliando una lista di nomi e cliniche su internet, quindi durante la prima visita ci teniamo a capirvi il più possibile. Ma in cosa consiste la prima visita? Iniziamo con un colloquio conoscitivo, dove ci raccontate la vostra storia, spesso portate già degli esami perché avete appunto dei pregressi oppure arrivate solo carichi di curiosità e domande, a cui cercheremo di dare riscontro. Dopo la fase conoscitiva verrà fatta la visita specialistica ginecologica con anche un’ecografia transvaginale a cui fa seguito una seconda parte di colloquio. Se deciderete subito di appoggiarvi a noi, ed iniziare un percorso, non avendo una lista d’attesa per accedere alle procedure di PMA, vi lasceremo una lista con degli esami di approfondimento da fare. Alcune volte si ha bisogno di un po’ più di tempo per prendere una decisione e metabolizzare tutto quello che i medici vi espongono in sede di colloquio, ci troverete comunque pronti ad organizzare un secondo appuntamento, per sciogliere eventuali dubbi. Siamo un centro privato, non un ospedale, troverete sempre me ad accogliervi all’ingresso ed a rispondervi al telefono o la mia collega amministrativa Silvia, il Dr. Sodano e la Dr.ssa Casato, con i quali farete la prima visita, continueranno a seguirvi durante tutto il percorso, a guidarvi ed indirizzarvi verso quello più appropriato e studiando un trattamento il più personalizzato possibile. La nostra infermiera, la Dr.ssa Tamagnone vi coccolerà durante le procedure operative e controllerà insieme ai clinici tutti i vostri esami. Il nostro Team di laboratorio, parte nascosta ma decisamente fondamentale, nonchè fulcro dell'attività del centro, sarà sempre disponibile a darvi spiegazioni ed a rassicurarvi riguardo la procedura eseguita. Al C.M.R. ogni passaggio e ogni persona è fondamentale, il nostro è un lavoro di squadra e consideriamo ogni coppia parte di questa squadra, proprio perché senza il primo incontro, senza quel primo passo fatto da voi prendendo consapevolezza dell’aver bisogno di un aiuto o di un confronto, non avremmo la possibilità di realizzare il vostro desiderio. Forse sono andata un po’ oltre, ma è per spiegarvi che dietro la professionalità, sotto il camice, ci sono delle persone, sempre le stesse, pronte ad aiutarvi. 

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Le testimonianze del CMR: Marco
Le testimonianze del CMR: Marco

Oggi a raccontarci la propria storia è un papà, Marco! La nostra piccola Sofia è arrivata grazie ad un percorso di PMA durato circa tre anni, un lungo periodo purtroppo caratterizzato da diversi tentativi falliti e momenti di puro sconforto, oggi per fortuna cancellati grazie a tutti i sorrisoni che ci regala ogni giorno la nostra bambina. Avevamo scoperto di avere problemi di concepimento quasi per caso (facendo degli accertamenti per altri motivi), ben prima di decidere di mettere su famiglia… Ma anche se avere un figlio non era in quel momento la nostra priorità, la diagnosi era stata ugualmente spiazzante: oligoazospermia severa. All’epoca essendo ancora giovani e, purtroppo, non essendo stati ben consigliati dai medici che ci seguivano in quel momento, non avevamo pensato a congelare il seme: avendo appena 26 anni, avrebbe potuto essere una buona idea in ottica futura… Infatti cinque anni dopo, quando finalmente ci siamo decisi a fare questo passo, la situazione era purtroppo peggiorata. Non conoscendo personalmente nessun centro di PMA, ci siamo affidati a un centro di Torino consigliatoci dalla ginecologa che ci seguiva. Purtroppo però il primo ciclo aveva dato origine solamente a due embrioni, risultati entrambi non trasferibili a causa di problemi genetici emersi grazie alla diagnosi preimpianto. Questa è stata la prima doccia fredda perché, sebbene fossimo pienamente consapevoli che non sarebbe stato facile, eravamo partiti ugualmente molto positivi. Abbiamo deciso di riprovare subito, questa volta con seme raccolto tramite TESE. Questo secondo ciclo ha dato origine a tre embrioni, due “sani” e il terzo non trasferibile secondo la diagnosi preimpianto. Purtroppo però entrambi i transfer non hanno portato ad una gravidanza… Questa è stata la seconda doccia fredda, perché eravamo assolutamente fiduciosi che almeno uno dei due embrioni avrebbe attecchito, senza contare il fatto che entrambe le volte la notizia dell’esito negativo ci è stata comunicata in modo sbrigativo e senza il minimo tentativo di approccio empatico. Il lungo stop dovuto al Covid ci ha dato l’occasione per riprendere il coraggio necessario per riprovarci e, soprattutto, per cercare un altro centro di PMA dove sentirci seguiti in modo più attento. È stato così che siamo arrivati al CMR. La differenza di approccio rispetto al centro precedente è stata subito evidente, vista la gentilezza di tutto lo staff e considerata la scrupolosità e chiarezza del Dottor Sodano durante le visite. Nonostante la situazione particolarmente “complicata” del seme, abbiamo deciso di riprovare ugualmente sebbene consapevoli, questa volta, che le possibilità di riuscita sarebbero state minime. Il primo ciclo ha dato origine a due embrioni, di cui uno ha portato ad una gravidanza biochimica. A questo punto, visti tutti i tentativi fatti, abbiamo deciso di cambiare rotta e ci siamo orientati verso la fecondazione eterologa (con donazione del seme), che ha dato finalmente i risultati sperati. Sul ricorso alla fecondazione eterologa, ci sentiamo di dire che, sebbene fossimo convinti fin dall’inizio che non sia necessario avere un legame di sangue per sentirsi genitori, un minimo timore di non sentire completamente “nostra” Sofia c’era…ma poi fin dalla prima ecografia ogni paura è svanita e adesso siamo completamente pazzi di lei! Questa è la nostra storia, il lungo viaggio che ci ha permesso di abbracciare la nostra bambina. Si dice che in un viaggio non sia importante la meta, ma il viaggio in sé…e se possiamo paragonare il percorso di PMA ad un viaggio, effettivamente conta tantissimo chi trovi a seguirti ed a consigliarti, con professionalità e gentilezza. Per questo ci sentiamo di consigliare il CMR a tutti coloro che, pur avendo difficoltà di concepimento, non vogliono rinunciare al sogno di avere un figlio.

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Crioconservazione di gameti ed embrioni, in cosa consiste? Storia e prospettive future
Crioconservazione di gameti ed embrioni, in cosa consiste? Storia e prospettive future

In questo articolo a cura della Dr.ssa Francesca Messuti, embriologa del C.M.R., vogliamo addentrarci in uno dei campi più affascinanti della procreazione medicalmente assistita, ovvero la criopreservazione di gameti ed embrioni. La preservazione della fertilità è sempre stata oggetto di numerosi studi, infatti in passato diversi sono stati i tentativi di conservazione dei gameti, inizialmente soprattutto maschili, basti pensare che già nel 1776 Lazzaro Spallanzani tentò di criopreservare con la neve spermatozoi umani e nel 1886 Paolo Mantegazza pensò ad una Banca del Seme per conservare lo sperma dei soldati in partenza per la guerra utilizzando neve e ghiaccio. I primi successi arrivarono però con l'avvento dei crioprotettori e delle metodologie, messe in atto da Polge e Smith, che permisero di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio intracellulari che avrebbero potuto distruggere le membrane cellulari causando la degenerazione dei gameti stessi. Il primo concepimento da spermatozoi eiaculati congelati in azoto liquido si ottenne nel 1953 con le metodologie messe in atto da J. Sherman. Un po’ più complicati furono i primi tentativi di criopreservazione dei gameti femminili (gli ovociti) e degli embrioni. Inizialmente si misero in atto diversi protocolli che facevano uso di diversi crioprotettori e del congelamento lento, il quale aveva una scarsa efficienza biologica e clinica. La prima gravidanza con l’utilizzo di ovociti congelati fu nel 1986, mentre la prima gravidanza ottenuta con embrioni congelati fu nel 1983. Da questo momento in poi fu un continuo susseguirsi di studi che puntavano al raggiungimento del protocollo ideale per congelare e scongelare ovociti ed embrioni che garantisse alta efficienza sia biologica che clinica. La vera svolta nel campo della criobiologia di gameti ed embrioni si ebbe con l’avvento della vitrificazione. La vitrificazione è una tecnica che porta il terreno di crioconservazione e le cellule in esso contenute ad uno stato di solidificazione simile al vetro. Per fare in modo che si giunga ad uno stato vitrificato si utilizzano alte concentrazioni di crioprotettori, si riduce al minimo il volume di terreno sul supporto che si utilizza per appoggiare il gamete o l’embrione (comunemente chiamato Paillette) e si massimizza la velocità di raffreddamento immergendo il campione direttamente in Azoto Liquido Criogenico (-23000°C/min). La vitrificazione rappresenta oggi la "tecnica elettiva" per quanto riguarda la crioconservazione di ovociti ed embrioni e ha sostituito (dal 2006 circa) la tecnica del congelamento lento, fornendo risultati estremamente alti in termini di sopravvivenza e ripresa di gameti e di embrioni vitrificati. Basti pensare che al CMR, si ha un tasso di sopravvivenza allo scongelamento degli embrioni crioconservati del 98%. Si tratta infatti di una metodologia ampiamente studiata e sicura, in quanto a temperature criogeniche, ovvero al di sotto dei -180°C, si ha la sospensione di tutti i fenomeni biochimici e fisici cellulari. Si stima inoltre che la vita media del materiale biologico correttamente stoccato in azoto liquido (-196,5° C) sia all'incirca di 1000 anni. L’avvento di questa metodologia ha fornito nel campo della procreazione medicalmente assistita uno strumento fondamentale in quanto permette di rendere sicure sia la preservazione della fertilità maschile che femminile, sia la crioconservazione di embrioni. La crioconservazione viene eseguita oltre che su gli embrioni sovrannumerari anche su quelli sottoposti a biopsia del trofectoderma (PGT) e su quelli generati da trattamenti di fecondazione eterologa. Visto l’ampio utilizzo della vitrificazione, si stanno eseguendo nuovi studi e si pensa che il prossimo step nell’evoluzione della conservazione di gameti ed embrioni potrebbe essere, in un futuro non si sa ancora quanto vicino, la loro preservazione in uno stadio di disidratazione a temperatura ambiente.   Bibliografia: Cryopreservation of oocytes and embryos. A. Arav at al. Theriogenology. 2014 Jan 1;81(1):96-102. Cryopreservation of Gametes and Embryos and Their Molecular Changes. Enrique Estudillo at al. Int J Mol Sci.2021 Oct 8;22(19):10864 History of cryobiology, with special emphasis in evolution of mouse sperm cryopreservation. Jorge M Sztein 1, Toru Takeo 1, Naomi Nakagata 2                  Cryobiology.2018 Jun;82:57-63.doi: 10.1016/j.cryobiol.2018.04.008 Cryopreservation A O Trounson at al. Br Med Bull. 1990 Jul;46(3):695-708 Human oocyte cryopreservation Debra A Gook at al. Hum Reprod Update. 2007 Nov-Dec;13(6):591-605. doi: 10.1093/humupd/dmm028. Epub 2007 Sep 10. Pregnancy after human oocyte cryopreservation C Chen at al. Lancet. 1986 Apr 19;1(8486):884-6. doi: 10.1016/s0140-6736(86)90989-x. Highly efficient vitrification method for cryopreservation of human oocytes. Masashige Kuwayama at al. Reprod Biomed Online. 2005 Sep;11(3):300-8.doi: 10.1016/s1472-6483(10)60837-1.

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Le testimonianze del CMR: Stella
Le testimonianze del CMR: Stella

Anche oggi ci facciamo raccontare, da una nostra paziente, il percorso che ha vissuto presso il nostro centro. Grazie Stella! "Era la fine del 2015 quando decidemmo di voler allargare la famiglia e provare ad avere un figlio. Complice la mia giovane età e uno stato di salute ottimo, con controlli periodici ero convinta che sarebbe stato immediato… Invece no! Trascorrono i mesi senza risultati; incomincio ad informarmi su internet, scarico calendari, compro test di ovulazione, inizia a diventare uno stress, ma niente, un test negativo dopo l’altro. Dopo 2 anni di tentativi falliti e anche qualche visita specialistica decidiamo di fare un passo in più e ci rivolgiamo al CMR, consigliato da persone a me molto care. Il primo anno trascorre anche lì con esami più approfonditi per entrambi, qualche monitoraggio e tentativo più blando, poi 2 IUI che non vanno a buon fine. A quel punto il dott. Sodano prende in mano la situazione e noi ci siamo affidati completamente a lui. Era ottobre del 2019, iniziamo la procedura per la ICSI, sostenuti ad ogni passo da tutta l’equipe… e, a inizio dicembre, finalmente la notizia tanto sperata, dopo 4 anni di tentativi! Ad agosto 2020 nasce il nostro raggio di sole e non possiamo essere più felici di così! Avevamo altri 2 embrioni crioconservati, in attesa di un nuovo impianto, ma la natura ha deciso diversamente e sono rimasta nuovamente incinta in maniera naturale, ma il CMR è ormai il mio centro di riferimento e non mi farei seguire da nessun altro se non li!" Stella

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Le testimonianze del CMR: Elisa
Le testimonianze del CMR: Elisa

Da sempre il mese di Marzo è dedicato alla donna ed è anche il mese dedicato ad un'altra iniziativa importante, quella legata alla consapevolezza di una patologia che colpisce a oggi 3 milioni di donne: l'endometriosi. Oggi abbiamo deciso di riportarvi la testimonianza di una nostra paziente e ormai amica, che ne soffre in prima persona. Mi è stata chiesta una testimonianza su una patologia ancora oggi poco conosciuta. Marzo è il mese dedicato all'endometriosi. Si stima che 1 donna su 10 ne soffra, finalmente qualcosa si sta muovendo sulla conoscenza e sulla sensibilizzazione di questa patologia, mia compagna di vita da quando il mio corpo mi ha reso signorina. E oggi la donna che sono lo devo anche alla mia esperienza con lei. Sentii il nome endometriosi la prima volta a 19 anni , dopo il solito ciclo doloroso, dopo i soliti svenimenti, dopo che mia mamma d'urgenza mi portò al pronto soccorso. Fu la prima volta che i miei dolori da ciclo furono presi realmente in considerazione dalla mia famiglia, dai miei amici e dai miei professori di liceo che puntualmente sgranavano gli occhi e esclamavano "eh quante scene per un ciclo !, Stai esagerando!!!". Fu la prima volta che al mio dolore venne attribuito un Nome; mi avevano quasi convinto che era la mia soglia del dolore troppo bassa, convivevo con i dolori lancinanti ormai ogni giorno e non più nella settimana del ciclo, erano la mia routine finché un giovane medico tirocinante visitandomi mi disse: "Elisa non sei esagerata tu soffri di endometriosi!". Strano che la diagnosi venne fatta da un giovane tirocinante e non dal primario del reparto di ginecologia che dell'endometriosi non conosceva quasi nulla! Endo che !??? Risposi esattamente così; e ancora oggi quando parlo di questa malattia le persone mi pongono la stessa identica domanda. Forse perché ancora oggi se ne parla poco, forse perché è una malattia sottovalutata che, subdola, può divorare gli organi delle donne in età fertile. Alla diagnosi seguì un'intervento di 7 ore, perché chi mi operò non era pronto e preparato a intervenire su una malattia così infiltrante: così ripulirono le cisti che si erano formate, mi diedero una pacca sulla spalla dicendomi di iniziare una cura che mi avrebbe portato a una menopausa artificiale e da lì sempre sotto terapia ormonale, finché non avrei deciso di fare un figlio; una sola raccomandazione: cercare il prima possibile una gravidanza. Avevo solo 19 anni, la gravidanza non era sicuramente nei miei progetti! Così mentre tutti avevano come problema cosa indossare il sabato, io iniziando la cura avevo il problema di affrontare la mia menopausa indotta con tutte le conseguenze, convivendo con I dolori che migliorarono dopo l'intervento ma che non scomparirono. Trasferendomi a Milano x studi mi visitarono 10,15 forse anche 20 ginecologi, ancora oggi moltissimi medici non sanno spiegare e darti una reale diagnosi, per non parlare dello Stato che, non riconoscendola come malattia invalidante, costringe centinaia di donne a dover pagare tutte le cure palliative e le visite. Nel 2019, grazie ai suggerimenti del Dott.Sodano del CMR, sono arrivata in un centro specializzato, la diagnosi tramite eco 3d fu pesante, molti organi erano totalmente ricoperti da endometriosi, retto, vagina, intestino ... , ne uscii dopo 6 ore di intervento con una resezione intestinale e fortunatamente senza stomia! Finalmente il ciclo tornò per la prima volta nella mia vita senza dolori ne emorragie. Inizio così la mia ricerca di gravidanza: mese dopo mese la speranza era quella di un ritardo ma puntualmente il ciclo arrivava, così, dopo vari mesi di tentativi e infiniti esami, ci siamo affidati al CMR, dove ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso di procreazione assistita ,trasmettendoci serenità e coraggio. Oggi abbraccio la mia piccola Ambra, ancora incredula per il grande sogno che il dottor Sodano e tutta la sua équipe ci hanno dato la possibilità di realizzare. Ah dimenticavo! Durante il percorso di fecondazione un terzo intervento mi fece dire addio alla tuba sx , anche lei divorata dall'endometriosi! Spiegare cosa sia esattamente questa patologia a parole è complicato, l'ho sempre immaginata come un filo spinato che avvolgendo gli organi internamente stringe e causa bruciore e dolore . Durante i miei vari interventi ho conosciuto ragazze giovanissime perdere organi importanti e spesso la speranza di diventare un giorno Mamme, ho visto donne versare infinite lacrime non riuscendo a pagare visite mediche e medicine dai prezzi folli. Mi ha fatto apprezzare la vita ogni giorno, soprattutto quando i dolori ti danno tregua, alzi su le mani e vivi pienamente le tue giornate in attesa che gli studi medici possano finalmente trovare una cura e la causa definitiva. Elisa B.

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Decalogo di Harvard per la fertilità
Decalogo di Harvard per la fertilità

Tra i vari fattori che possono influenzare la fertilità, sia maschile che femminile, c’è sicuramente la dieta seguita, intesa come insieme delle abitudini alimentari giornaliere nell’arco della vita. L’alimentazione è talmente importante ai fini della fertilità che l’Università di Harvard ha stilato un decalogo per evidenziare i comportamenti alimentari che possano essere di supporto. È importante capire che non esistono singoli alimenti che possano aiutare o nuocere la propria fertilità, ma è l’insieme degli alimenti, dei pasti nell’arco dei mesi e degli anni a fare la differenza.  Il decalogo di Harvard è stato scritto per la popolazione anglosassone, che ha abitudini alimentari differenti dalle nostre; per questo riporterò di seguito i vari punti tradotti adattandoli più alla nostra alimentazione: 1.    Evita acidi grassi trans, nocivi non solo per cuore e apparato cardiovascolare ma anche per la qualità ovarica e spermatica. 2.    Usa più spesso oli vegetali monoinsaturi presenti in olio extravergine di oliva, eccellenza italiana, ma anche frutta secca, semi oleosi, avocado, semi di olio di lino, pesce di acqua fredda, come salmone e sardine. Non sono equivalenti gli altri oli vegetali (ad esempio olio di girasole, di mais, semi misti ecc.) perché sono ricchi di acidi grassi poli-insaturi, migliori dei trans, ma non ottimi come i mono-insaturi che hanno un effetto anti-inifiammatorio. La qualità e la quantità dei grassi è fondamentale per la fertilità: diete ipocaloriche e ipolipidiche sono controproducenti e dannose! 3.    Consuma più spesso proteine vegetali presenti in legumi e derivati, riducendo il consumo di carne rossa e di allevamento intensivo. Il consiglio è quello di avere una alimentazione onnivora equilibrata, senza eccesso di proteine animali né vegetali. 4.    Preferisci carboidrati complessi che vengono digeriti lentamente presenti in cereali e farine integrali, ortaggi, frutta intera (non succhi di frutta e centrifugati) e legumi. Essi permettono di avere un maggior controllo di glicemia e insulinemia post-prandiale, favorendo la fertilità. Si consiglia di ridurre, invece, zuccheri semplici e carboidrati raffinati presenti in dolci, bevande zuccherate, prodotti da forno ecc. 5.    Scegli latte e derivati interi e non scremati perché sono più ricchi di vitamine liposolubili. Latte, yogurt e latticini “light”, “senza grassi” oltre ad avere un minor contenuto vitaminico, hanno un maggior indice insulinemico che influenza negativamente salute e fertilità. Inoltre, per migliorarne il gusto, possono essere addizionati di dolcificanti e additivi alimentari (nel caso degli yogurt). Bisogna però ricordare che le proprietà salutistiche dei latticini sono correlate alla salubrità degli allevamenti degli animali: meglio preferire prodotti caseari provenienti da allevamenti biologici, all’aperto e allevamento di montagna. 6.    Prendi un multivitaminico. Alle donne in cerca di gravidanza si consiglia il supplemento di Acido folico giornaliero da 400mg. 7.    Assumi ferro anche da fonti vegetali poiché ha un maggiore potere anti-ossidante di quello di derivazione animale e per aumentare l’apporto di folati presenti in ortaggi e verdure. Ricchi di ferro sono i cereali integrali, legumi, spinaci, zucca, pomodori, barbabietola. 8.    Bevi per la tua salute. Bevi molta acqua al giorno, assumi, invece, con moderazione bevande nervine: caffè, alcool, tè. Bevande zuccherate sono da evitare per l’alto indice glicemico che le caratterizza. 9.    Cerca di mantenere il tuo peso ideale. Sovrappeso e obesità sono tra le prime cause dell’ipofertilità poiché il tessuto adiposo produce ormoni e molecole pro-infiammatorie che vanno ad alterare gli equilibri ormonali, ad indurre cicli mestruali anovulatori e alterare la qualità ovarica e spermatica. Allo stesso modo il sottopeso, con una percentuale di massa grassa inferiore al 22%, può compromettere la fertilità femminile. L’ideale è avere un BMI (indice di massa corporea) compresa tra 20 e 24. 10.  Pratica attività fisica. È importante avere una vita attiva e praticare esercizio fisico regolarmente per mantenere un buon peso corporeo, ma attenzione a non fare troppo sport, soprattutto se si è magri: può interferire con l’ovulazione. Le linee guida di Harvard sono volte a correggere abitudini alimentari scorrette che possono concorrere a determinare ipofertilità: eccesso di cibo e vita sedentaria, eccessivo consumo di prodotti alimentari industrializzati, eccessivo apporto proteico, diete troppo restrittive, diete a basso contenuto di grassi. Queste indicazioni nutrizionali possono essere realmente utili ma bisogna tener conto di altri fattori che possono influenzare la fertilità: età, presenza di patologie, esposizione ad inquinanti ambientali e disregolatori endocrini, fumo, consumo eccessivo di alcool e caffè, stress e condizione psico-emotiva. Bibliografia -Aj Gaskins, JW Chavarro- Diet and fertility: a review- Am J Obstet Gynecol 2018 Apr; 218(4):379-389

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Co-trattamento con desametasone
Co-trattamento con desametasone

La nostra filosofia si basa su una costante ricerca di nuove metodologie all’avanguardia, che ci permettano di mantenere i più elevati standard qualitativi e di fornire tutto il supporto sia professionale che umano alle coppie che si rivolgono presso il nostro centro, per raggiungere l’obbiettivo comune, l’ottenimento di una nascita. Con questo scopo i professionisti del C.M.R. diretti dal Dott. Maurizio Sodano, in collaborazione con alcuni dei più prestigiosi centri internazionali, hanno introdotto nei protocolli di stimolazione ovarica, l’impiego del desametasone, un particolare tipo di corticosteroide. I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati su Reproductive Sciences, importante rivista scientifica internazionale. Qui di seguito viene riportato un riassunto del sopracitato lavoro e il link diretto all’articolo. https://link.springer.com/article/10.1007/s43032-021-00590-7 Lo scopo di questo lavoro era di stimare l'effetto del desametasone durante la stimolazione ovarica in donne di diversa età riproduttiva con livelli elevati di progesterone nella fase follicolare precoce sottoposte a un ciclo di fecondazione in vitro. Questo studio è un'analisi longitudinale prospettica di donne sottoposte consecutivamente a cicli di fecondazione in vitro freschi in un unico centro, tra gennaio 2012 e dicembre 2013. Le donne con progesterone in fase follicolare iniziale superiore a 0,50 ng/ml, valutate al giorno 0 o al giorno 5 di stimolazione, sono state incluse. Il gruppo di studio (n = 113) includeva donne sottoposte a supplementazione di desametasone fino al giorno dell'induzione con hCG. Le donne che non sono state sottoposte al trattamento con desametasone hanno formato il gruppo di controllo (n = 109). Abbiamo ulteriormente stratificato la nostra popolazione di studio in base alle fasce di età: (1) ≤ 34 anni, (2) tra 35 e 39 anni e (3) ≥ 40 anni. Nel gruppo di studio sono stati osservati livelli di progesterone significativamente più bassi rispetto al gruppo di controllo (0,59 ± 0,21 vs 0,94 ± 0,42, <0,001). In particolare tale differenza non si osserva nelle donne di età superiore ai 39 anni. Nel gruppo di studio è stato rilevato un tasso di nati vivi più elevato che nel gruppo di controllo, statisticamente significativo nella fascia di età ≤ 34 anni (67,5% vs 47,2%, p = 0,04). Al contrario, i tassi di nati vivi erano simili tra i due gruppi nelle donne di età superiore ai 34 anni. I nostri dati suggeriscono che il desametasone aiuta a modulare i livelli di progesterone durante la fase follicolare e potrebbe migliorare il tasso di nati vivi delle donne di età inferiore ai 34 anni.

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Le testimonianze del CMR: Marco

Oggi a raccontarci la propria storia è un papà, Marco! La nostra piccola Sofia è arrivata grazie ad un percorso di PMA durato circa tre anni, un lungo periodo purtroppo caratterizzato da diversi tentativi falliti e momenti di puro sconforto, oggi per fortuna cancellati grazie a tutti i sorrisoni che ci regala ogni giorno la nostra bambina. Avevamo scoperto di avere problemi di concepimento quasi per caso (facendo degli accertamenti per altri motivi), ben prima di decidere di mettere su famiglia… Ma anche se avere un figlio non era in quel momento la nostra priorità, la diagnosi era stata ugualmente spiazzante: oligoazospermia severa. All’epoca essendo ancora giovani e, purtroppo, non essendo stati ben consigliati dai medici che ci seguivano in quel momento, non avevamo pensato a congelare il seme: avendo appena 26 anni, avrebbe potuto essere una buona idea in ottica futura… Infatti cinque anni dopo, quando finalmente ci siamo decisi a fare questo passo, la situazione era purtroppo peggiorata. Non conoscendo personalmente nessun centro di PMA, ci siamo affidati a un centro di Torino consigliatoci dalla ginecologa che ci seguiva. Purtroppo però il primo ciclo aveva dato origine solamente a due embrioni, risultati entrambi non trasferibili a causa di problemi genetici emersi grazie alla diagnosi preimpianto. Questa è stata la prima doccia fredda perché, sebbene fossimo pienamente consapevoli che non sarebbe stato facile, eravamo partiti ugualmente molto positivi. Abbiamo deciso di riprovare subito, questa volta con seme raccolto tramite TESE. Questo secondo ciclo ha dato origine a tre embrioni, due “sani” e il terzo non trasferibile secondo la diagnosi preimpianto. Purtroppo però entrambi i transfer non hanno portato ad una gravidanza… Questa è stata la seconda doccia fredda, perché eravamo assolutamente fiduciosi che almeno uno dei due embrioni avrebbe attecchito, senza contare il fatto che entrambe le volte la notizia dell’esito negativo ci è stata comunicata in modo sbrigativo e senza il minimo tentativo di approccio empatico. Il lungo stop dovuto al Covid ci ha dato l’occasione per riprendere il coraggio necessario per riprovarci e, soprattutto, per cercare un altro centro di PMA dove sentirci seguiti in modo più attento. È stato così che siamo arrivati al CMR. La differenza di approccio rispetto al centro precedente è stata subito evidente, vista la gentilezza di tutto lo staff e considerata la scrupolosità e chiarezza del Dottor Sodano durante le visite. Nonostante la situazione particolarmente “complicata” del seme, abbiamo deciso di riprovare ugualmente sebbene consapevoli, questa volta, che le possibilità di riuscita sarebbero state minime. Il primo ciclo ha dato origine a due embrioni, di cui uno ha portato ad una gravidanza biochimica. A questo punto, visti tutti i tentativi fatti, abbiamo deciso di cambiare rotta e ci siamo orientati verso la fecondazione eterologa (con donazione del seme), che ha dato finalmente i risultati sperati. Sul ricorso alla fecondazione eterologa, ci sentiamo di dire che, sebbene fossimo convinti fin dall’inizio che non sia necessario avere un legame di sangue per sentirsi genitori, un minimo timore di non sentire completamente “nostra” Sofia c’era…ma poi fin dalla prima ecografia ogni paura è svanita e adesso siamo completamente pazzi di lei! Questa è la nostra storia, il lungo viaggio che ci ha permesso di abbracciare la nostra bambina. Si dice che in un viaggio non sia importante la meta, ma il viaggio in sé…e se possiamo paragonare il percorso di PMA ad un viaggio, effettivamente conta tantissimo chi trovi a seguirti ed a consigliarti, con professionalità e gentilezza. Per questo ci sentiamo di consigliare il CMR a tutti coloro che, pur avendo difficoltà di concepimento, non vogliono rinunciare al sogno di avere un figlio. ;

18.7.2023
Crioconservazione di gameti ed embrioni, in cosa consiste? Storia e prospettive future

In questo articolo a cura della Dr.ssa Francesca Messuti, embriologa del C.M.R., vogliamo addentrarci in uno dei campi più affascinanti della procreazione medicalmente assistita, ovvero la criopreservazione di gameti ed embrioni. La preservazione della fertilità è sempre stata oggetto di numerosi studi, infatti in passato diversi sono stati i tentativi di conservazione dei gameti, inizialmente soprattutto maschili, basti pensare che già nel 1776 Lazzaro Spallanzani tentò di criopreservare con la neve spermatozoi umani e nel 1886 Paolo Mantegazza pensò ad una Banca del Seme per conservare lo sperma dei soldati in partenza per la guerra utilizzando neve e ghiaccio. I primi successi arrivarono però con l'avvento dei crioprotettori e delle metodologie, messe in atto da Polge e Smith, che permisero di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio intracellulari che avrebbero potuto distruggere le membrane cellulari causando la degenerazione dei gameti stessi. Il primo concepimento da spermatozoi eiaculati congelati in azoto liquido si ottenne nel 1953 con le metodologie messe in atto da J. Sherman. Un po’ più complicati furono i primi tentativi di criopreservazione dei gameti femminili (gli ovociti) e degli embrioni. Inizialmente si misero in atto diversi protocolli che facevano uso di diversi crioprotettori e del congelamento lento, il quale aveva una scarsa efficienza biologica e clinica. La prima gravidanza con l’utilizzo di ovociti congelati fu nel 1986, mentre la prima gravidanza ottenuta con embrioni congelati fu nel 1983. Da questo momento in poi fu un continuo susseguirsi di studi che puntavano al raggiungimento del protocollo ideale per congelare e scongelare ovociti ed embrioni che garantisse alta efficienza sia biologica che clinica. La vera svolta nel campo della criobiologia di gameti ed embrioni si ebbe con l’avvento della vitrificazione. La vitrificazione è una tecnica che porta il terreno di crioconservazione e le cellule in esso contenute ad uno stato di solidificazione simile al vetro. Per fare in modo che si giunga ad uno stato vitrificato si utilizzano alte concentrazioni di crioprotettori, si riduce al minimo il volume di terreno sul supporto che si utilizza per appoggiare il gamete o l’embrione (comunemente chiamato Paillette) e si massimizza la velocità di raffreddamento immergendo il campione direttamente in Azoto Liquido Criogenico (-23000°C/min). La vitrificazione rappresenta oggi la "tecnica elettiva" per quanto riguarda la crioconservazione di ovociti ed embrioni e ha sostituito (dal 2006 circa) la tecnica del congelamento lento, fornendo risultati estremamente alti in termini di sopravvivenza e ripresa di gameti e di embrioni vitrificati. Basti pensare che al CMR, si ha un tasso di sopravvivenza allo scongelamento degli embrioni crioconservati del 98%. Si tratta infatti di una metodologia ampiamente studiata e sicura, in quanto a temperature criogeniche, ovvero al di sotto dei -180°C, si ha la sospensione di tutti i fenomeni biochimici e fisici cellulari. Si stima inoltre che la vita media del materiale biologico correttamente stoccato in azoto liquido (-196,5° C) sia all'incirca di 1000 anni. L’avvento di questa metodologia ha fornito nel campo della procreazione medicalmente assistita uno strumento fondamentale in quanto permette di rendere sicure sia la preservazione della fertilità maschile che femminile, sia la crioconservazione di embrioni. La crioconservazione viene eseguita oltre che su gli embrioni sovrannumerari anche su quelli sottoposti a biopsia del trofectoderma (PGT) e su quelli generati da trattamenti di fecondazione eterologa. Visto l’ampio utilizzo della vitrificazione, si stanno eseguendo nuovi studi e si pensa che il prossimo step nell’evoluzione della conservazione di gameti ed embrioni potrebbe essere, in un futuro non si sa ancora quanto vicino, la loro preservazione in uno stadio di disidratazione a temperatura ambiente.   Bibliografia: Cryopreservation of oocytes and embryos. A. Arav at al. Theriogenology. 2014 Jan 1;81(1):96-102. Cryopreservation of Gametes and Embryos and Their Molecular Changes. Enrique Estudillo at al. Int J Mol Sci.2021 Oct 8;22(19):10864 History of cryobiology, with special emphasis in evolution of mouse sperm cryopreservation. Jorge M Sztein 1, Toru Takeo 1, Naomi Nakagata 2                  Cryobiology.2018 Jun;82:57-63.doi: 10.1016/j.cryobiol.2018.04.008 Cryopreservation A O Trounson at al. Br Med Bull. 1990 Jul;46(3):695-708 Human oocyte cryopreservation Debra A Gook at al. Hum Reprod Update. 2007 Nov-Dec;13(6):591-605. doi: 10.1093/humupd/dmm028. Epub 2007 Sep 10. Pregnancy after human oocyte cryopreservation C Chen at al. Lancet. 1986 Apr 19;1(8486):884-6. doi: 10.1016/s0140-6736(86)90989-x. Highly efficient vitrification method for cryopreservation of human oocytes. Masashige Kuwayama at al. Reprod Biomed Online. 2005 Sep;11(3):300-8.doi: 10.1016/s1472-6483(10)60837-1. ;

12.7.2023
L'Endometriome, cos'è e in cosa consiste?

Oggi attraverso il nostro blog vogliamo focalizzare l'attenzione su un particolare test diagnostico conosciuto come Endometriome, ne parliamo in questo articolo a cura della Dott.ssa Claudia Casato Ginecologa di C.M.R. Endometriome è un test di screening che permette, mediante l'utilizzo di tecnologia NGS (Next Generation Sequencing), di riprodurre il profilo del microbiota endometriale a partire da una biopsia endometriale, eseguibile ambulatorialmente. L'endometrio, cioè la mucosa che riveste la superficie interna dell'utero e che deve accogliere l'embrione trasferito, infatti non è sterile ma è colonizzato da specie batteriche. In una situazione ideale la specie batterica prevalente è quella del Lattobacillus (>90%). Vi sono però situazioni in cui la flora batterica è alterata, per cui mediante questo test potremo riscontrare la presenza di: disbiosi, cioè una riduzione dei lattobacilli e concomitante aumento di altre specie batteriche non patogene; specie batteriche patogene e responsabili dell'endometrite cronica (Enterococcus spp., Enterobacteriaceae, Streptococcus, Staphylococcus, Mycoplasma, e Ureaplasma); specie batteriche patogene sessualmente trasmissibili (Chlamydia e Neisseria). Il mancato equilibrio della flora batterica endouterina può comportare il fallimento dell'impianto embrionario o la gravidanza biochimica o l'aborto. Pertanto questo test è consigliabile alle coppie con ripetuti fallimenti di impianto o aborti precoci. Riequilibrare la colonizzazione batterica endometriale può favorire l'instaurarsi della gravidanza. Il test è semplice e non invasivo, la procedura è molto simile al prelievo per il Pap Test. Prevede un prelievo endometriale mediante l'utilizzo di una cannula sottile, della durata di 5 minuti, che si esegue ambulatorialmente tra il 15° ed il 25° giorno di mestruazione. Il risultato è disponibile in circa 15 giorni. In base all'esito del test verrà prescritta la terapia da seguire. Un test positivo per disbiosi prevederà una cura correttiva con probiotici per via orale e vaginale, mentre un test positivo per endometrite cronica o malattie sessualmente trasmissibili prevederà una cura antibiotica oltre che probiotica. BIBLIOGRAFIA Evidence that the endometrial microbiota has an effect on implantation success or failure Moreno et al. Am J Obstet Gynecol 2016; 215:684-703. Endometrial microbiome at the time of embryo transfer: next-generation sequencing of the 16S ribosomal subunit - Franasiak et al. J Assist Reprod Genet 2016;33:129–136. Characterizing the endometrial microbiome by analyzing the ultra-low bacteria from embryo transfer catheter tips in IVF cycles: Next generation sequencing (NGS) analysis of the 16S ribosomal gene - Tao et al. Hum Microbiome J 2017;3:15–21.  Prevalence of chronic endometritis in repeated unexplained implantation failure and the IVF success rate after antibiotic therapy - Cicinelli et al. Hum Reprod, 2015; 30(2):323-30 Chronic endometritis due to common bacteria is prevalent in women with recurrent miscarriage as confirmed by improved pregnancy outcome after antibiotic treatment - Cicinelli et al. Reprod Sci 2014; 21(5):640-7. ;

11.7.2023

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