Oggi a raccontarci la propria storia è un papà, Marco!
La nostra piccola Sofia è arrivata grazie ad un percorso di PMA durato circa tre anni, un lungo periodo purtroppo caratterizzato da diversi tentativi falliti e momenti di puro sconforto, oggi per fortuna cancellati grazie a tutti i sorrisoni che ci regala ogni giorno la nostra bambina.
Avevamo scoperto di avere problemi di concepimento quasi per caso (facendo degli accertamenti per altri motivi), ben prima di decidere di mettere su famiglia…
Ma anche se avere un figlio non era in quel momento la nostra priorità, la diagnosi era stata ugualmente spiazzante: oligoazospermia severa.
All’epoca essendo ancora giovani e, purtroppo, non essendo stati ben consigliati dai medici che ci seguivano in quel momento, non avevamo pensato a congelare il seme: avendo appena 26 anni, avrebbe potuto essere una buona idea in ottica futura… Infatti cinque anni dopo, quando finalmente ci siamo decisi a fare questo passo, la situazione era purtroppo peggiorata.
Non conoscendo personalmente nessun centro di PMA, ci siamo affidati a un centro di Torino consigliatoci dalla ginecologa che ci seguiva.
Purtroppo però il primo ciclo aveva dato origine solamente a due embrioni, risultati entrambi non trasferibili a causa di problemi genetici emersi grazie alla diagnosi preimpianto.
Questa è stata la prima doccia fredda perché, sebbene fossimo pienamente consapevoli che non sarebbe stato facile, eravamo partiti ugualmente molto positivi.
Abbiamo deciso di riprovare subito, questa volta con seme raccolto tramite TESE.
Questo secondo ciclo ha dato origine a tre embrioni, due “sani” e il terzo non trasferibile secondo la diagnosi preimpianto.
Purtroppo però entrambi i transfer non hanno portato ad una gravidanza…
Questa è stata la seconda doccia fredda, perché eravamo assolutamente fiduciosi che almeno uno dei due embrioni avrebbe attecchito, senza contare il fatto che entrambe le volte la notizia dell’esito negativo ci è stata comunicata in modo sbrigativo e senza il minimo tentativo di approccio empatico.
Il lungo stop dovuto al Covid ci ha dato l’occasione per riprendere il coraggio necessario per riprovarci e, soprattutto, per cercare un altro centro di PMA dove sentirci seguiti in modo più attento.
È stato così che siamo arrivati al CMR.
La differenza di approccio rispetto al centro precedente è stata subito evidente, vista la gentilezza di tutto lo staff e considerata la scrupolosità e chiarezza del Dottor Sodano durante le visite.
Nonostante la situazione particolarmente “complicata” del seme, abbiamo deciso di riprovare ugualmente sebbene consapevoli, questa volta, che le possibilità di riuscita sarebbero state minime.
Il primo ciclo ha dato origine a due embrioni, di cui uno ha portato ad una gravidanza biochimica.
A questo punto, visti tutti i tentativi fatti, abbiamo deciso di cambiare rotta e ci siamo orientati verso la fecondazione eterologa (con donazione del seme), che ha dato finalmente i risultati sperati.
Sul ricorso alla fecondazione eterologa, ci sentiamo di dire che, sebbene fossimo convinti fin dall’inizio che non sia necessario avere un legame di sangue per sentirsi genitori, un minimo timore di non sentire completamente “nostra” Sofia c’era…ma poi fin dalla prima ecografia ogni paura è svanita e adesso siamo completamente pazzi di lei!
Questa è la nostra storia, il lungo viaggio che ci ha permesso di abbracciare la nostra bambina.
Si dice che in un viaggio non sia importante la meta, ma il viaggio in sé…e se possiamo paragonare il percorso di PMA ad un viaggio, effettivamente conta tantissimo chi trovi a seguirti ed a consigliarti, con professionalità e gentilezza.
Per questo ci sentiamo di consigliare il CMR a tutti coloro che, pur avendo difficoltà di concepimento, non vogliono rinunciare al sogno di avere un figlio.