Le testimonianze del CMR: Stella

Le testimonianze del CMR: Stella

Anche oggi ci facciamo raccontare, da una nostra paziente, il percorso che ha vissuto presso il nostro centro. Grazie Stella!


"Era la fine del 2015 quando decidemmo di voler allargare la famiglia e provare ad avere un figlio.


Complice la mia giovane età e uno stato di salute ottimo, con controlli periodici ero convinta che sarebbe stato immediato…

Invece no!


Trascorrono i mesi senza risultati; incomincio ad informarmi su internet, scarico calendari, compro test di ovulazione, inizia a diventare uno stress, ma niente, un test negativo dopo l’altro.


Dopo 2 anni di tentativi falliti e anche qualche visita specialistica decidiamo di fare un passo in più e ci rivolgiamo al CMR, consigliato da persone a me molto care.


Il primo anno trascorre anche lì con esami più approfonditi per entrambi, qualche monitoraggio e tentativo più blando, poi 2 IUI che non vanno a buon fine.


A quel punto il dott. Sodano prende in mano la situazione e noi ci siamo affidati completamente a lui.

Era ottobre del 2019, iniziamo la procedura per la ICSI, sostenuti ad ogni passo da tutta l’equipe… e, a inizio dicembre, finalmente la notizia tanto sperata, dopo 4 anni di tentativi! Ad agosto 2020 nasce il nostro raggio di sole e non possiamo essere più felici di così!


Avevamo altri 2 embrioni crioconservati, in attesa di un nuovo impianto, ma la natura ha deciso diversamente e sono rimasta nuovamente incinta in maniera naturale, ma il CMR è ormai il mio centro di riferimento e non mi farei seguire da nessun altro se non li!"


Stella

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articolo a cura di

Dott. Maurizio Sodano Medico chirurgo specialista in ostetricia e ginecologia

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Le testimonianze del CMR: Marco

Oggi a raccontarci la propria storia è un papà, Marco! La nostra piccola Sofia è arrivata grazie ad un percorso di PMA durato circa tre anni, un lungo periodo purtroppo caratterizzato da diversi tentativi falliti e momenti di puro sconforto, oggi per fortuna cancellati grazie a tutti i sorrisoni che ci regala ogni giorno la nostra bambina. Avevamo scoperto di avere problemi di concepimento quasi per caso (facendo degli accertamenti per altri motivi), ben prima di decidere di mettere su famiglia… Ma anche se avere un figlio non era in quel momento la nostra priorità, la diagnosi era stata ugualmente spiazzante: oligoazospermia severa. All’epoca essendo ancora giovani e, purtroppo, non essendo stati ben consigliati dai medici che ci seguivano in quel momento, non avevamo pensato a congelare il seme: avendo appena 26 anni, avrebbe potuto essere una buona idea in ottica futura… Infatti cinque anni dopo, quando finalmente ci siamo decisi a fare questo passo, la situazione era purtroppo peggiorata. Non conoscendo personalmente nessun centro di PMA, ci siamo affidati a un centro di Torino consigliatoci dalla ginecologa che ci seguiva. Purtroppo però il primo ciclo aveva dato origine solamente a due embrioni, risultati entrambi non trasferibili a causa di problemi genetici emersi grazie alla diagnosi preimpianto. Questa è stata la prima doccia fredda perché, sebbene fossimo pienamente consapevoli che non sarebbe stato facile, eravamo partiti ugualmente molto positivi. Abbiamo deciso di riprovare subito, questa volta con seme raccolto tramite TESE. Questo secondo ciclo ha dato origine a tre embrioni, due “sani” e il terzo non trasferibile secondo la diagnosi preimpianto. Purtroppo però entrambi i transfer non hanno portato ad una gravidanza… Questa è stata la seconda doccia fredda, perché eravamo assolutamente fiduciosi che almeno uno dei due embrioni avrebbe attecchito, senza contare il fatto che entrambe le volte la notizia dell’esito negativo ci è stata comunicata in modo sbrigativo e senza il minimo tentativo di approccio empatico. Il lungo stop dovuto al Covid ci ha dato l’occasione per riprendere il coraggio necessario per riprovarci e, soprattutto, per cercare un altro centro di PMA dove sentirci seguiti in modo più attento. È stato così che siamo arrivati al CMR. La differenza di approccio rispetto al centro precedente è stata subito evidente, vista la gentilezza di tutto lo staff e considerata la scrupolosità e chiarezza del Dottor Sodano durante le visite. Nonostante la situazione particolarmente “complicata” del seme, abbiamo deciso di riprovare ugualmente sebbene consapevoli, questa volta, che le possibilità di riuscita sarebbero state minime. Il primo ciclo ha dato origine a due embrioni, di cui uno ha portato ad una gravidanza biochimica. A questo punto, visti tutti i tentativi fatti, abbiamo deciso di cambiare rotta e ci siamo orientati verso la fecondazione eterologa (con donazione del seme), che ha dato finalmente i risultati sperati. Sul ricorso alla fecondazione eterologa, ci sentiamo di dire che, sebbene fossimo convinti fin dall’inizio che non sia necessario avere un legame di sangue per sentirsi genitori, un minimo timore di non sentire completamente “nostra” Sofia c’era…ma poi fin dalla prima ecografia ogni paura è svanita e adesso siamo completamente pazzi di lei! Questa è la nostra storia, il lungo viaggio che ci ha permesso di abbracciare la nostra bambina. Si dice che in un viaggio non sia importante la meta, ma il viaggio in sé…e se possiamo paragonare il percorso di PMA ad un viaggio, effettivamente conta tantissimo chi trovi a seguirti ed a consigliarti, con professionalità e gentilezza. Per questo ci sentiamo di consigliare il CMR a tutti coloro che, pur avendo difficoltà di concepimento, non vogliono rinunciare al sogno di avere un figlio. ;

18.7.2023
Crioconservazione di gameti ed embrioni, in cosa consiste? Storia e prospettive future

In questo articolo a cura della Dr.ssa Francesca Messuti, embriologa del C.M.R., vogliamo addentrarci in uno dei campi più affascinanti della procreazione medicalmente assistita, ovvero la criopreservazione di gameti ed embrioni. La preservazione della fertilità è sempre stata oggetto di numerosi studi, infatti in passato diversi sono stati i tentativi di conservazione dei gameti, inizialmente soprattutto maschili, basti pensare che già nel 1776 Lazzaro Spallanzani tentò di criopreservare con la neve spermatozoi umani e nel 1886 Paolo Mantegazza pensò ad una Banca del Seme per conservare lo sperma dei soldati in partenza per la guerra utilizzando neve e ghiaccio. I primi successi arrivarono però con l'avvento dei crioprotettori e delle metodologie, messe in atto da Polge e Smith, che permisero di evitare la formazione di cristalli di ghiaccio intracellulari che avrebbero potuto distruggere le membrane cellulari causando la degenerazione dei gameti stessi. Il primo concepimento da spermatozoi eiaculati congelati in azoto liquido si ottenne nel 1953 con le metodologie messe in atto da J. Sherman. Un po’ più complicati furono i primi tentativi di criopreservazione dei gameti femminili (gli ovociti) e degli embrioni. Inizialmente si misero in atto diversi protocolli che facevano uso di diversi crioprotettori e del congelamento lento, il quale aveva una scarsa efficienza biologica e clinica. La prima gravidanza con l’utilizzo di ovociti congelati fu nel 1986, mentre la prima gravidanza ottenuta con embrioni congelati fu nel 1983. Da questo momento in poi fu un continuo susseguirsi di studi che puntavano al raggiungimento del protocollo ideale per congelare e scongelare ovociti ed embrioni che garantisse alta efficienza sia biologica che clinica. La vera svolta nel campo della criobiologia di gameti ed embrioni si ebbe con l’avvento della vitrificazione. La vitrificazione è una tecnica che porta il terreno di crioconservazione e le cellule in esso contenute ad uno stato di solidificazione simile al vetro. Per fare in modo che si giunga ad uno stato vitrificato si utilizzano alte concentrazioni di crioprotettori, si riduce al minimo il volume di terreno sul supporto che si utilizza per appoggiare il gamete o l’embrione (comunemente chiamato Paillette) e si massimizza la velocità di raffreddamento immergendo il campione direttamente in Azoto Liquido Criogenico (-23000°C/min). La vitrificazione rappresenta oggi la "tecnica elettiva" per quanto riguarda la crioconservazione di ovociti ed embrioni e ha sostituito (dal 2006 circa) la tecnica del congelamento lento, fornendo risultati estremamente alti in termini di sopravvivenza e ripresa di gameti e di embrioni vitrificati. Basti pensare che al CMR, si ha un tasso di sopravvivenza allo scongelamento degli embrioni crioconservati del 98%. Si tratta infatti di una metodologia ampiamente studiata e sicura, in quanto a temperature criogeniche, ovvero al di sotto dei -180°C, si ha la sospensione di tutti i fenomeni biochimici e fisici cellulari. Si stima inoltre che la vita media del materiale biologico correttamente stoccato in azoto liquido (-196,5° C) sia all'incirca di 1000 anni. L’avvento di questa metodologia ha fornito nel campo della procreazione medicalmente assistita uno strumento fondamentale in quanto permette di rendere sicure sia la preservazione della fertilità maschile che femminile, sia la crioconservazione di embrioni. La crioconservazione viene eseguita oltre che su gli embrioni sovrannumerari anche su quelli sottoposti a biopsia del trofectoderma (PGT) e su quelli generati da trattamenti di fecondazione eterologa. Visto l’ampio utilizzo della vitrificazione, si stanno eseguendo nuovi studi e si pensa che il prossimo step nell’evoluzione della conservazione di gameti ed embrioni potrebbe essere, in un futuro non si sa ancora quanto vicino, la loro preservazione in uno stadio di disidratazione a temperatura ambiente.   Bibliografia: Cryopreservation of oocytes and embryos. A. Arav at al. Theriogenology. 2014 Jan 1;81(1):96-102. Cryopreservation of Gametes and Embryos and Their Molecular Changes. Enrique Estudillo at al. Int J Mol Sci.2021 Oct 8;22(19):10864 History of cryobiology, with special emphasis in evolution of mouse sperm cryopreservation. Jorge M Sztein 1, Toru Takeo 1, Naomi Nakagata 2                  Cryobiology.2018 Jun;82:57-63.doi: 10.1016/j.cryobiol.2018.04.008 Cryopreservation A O Trounson at al. Br Med Bull. 1990 Jul;46(3):695-708 Human oocyte cryopreservation Debra A Gook at al. Hum Reprod Update. 2007 Nov-Dec;13(6):591-605. doi: 10.1093/humupd/dmm028. Epub 2007 Sep 10. Pregnancy after human oocyte cryopreservation C Chen at al. Lancet. 1986 Apr 19;1(8486):884-6. doi: 10.1016/s0140-6736(86)90989-x. Highly efficient vitrification method for cryopreservation of human oocytes. Masashige Kuwayama at al. Reprod Biomed Online. 2005 Sep;11(3):300-8.doi: 10.1016/s1472-6483(10)60837-1. ;

12.7.2023
L'Endometriome, cos'è e in cosa consiste?

Oggi attraverso il nostro blog vogliamo focalizzare l'attenzione su un particolare test diagnostico conosciuto come Endometriome, ne parliamo in questo articolo a cura della Dott.ssa Claudia Casato Ginecologa di C.M.R. Endometriome è un test di screening che permette, mediante l'utilizzo di tecnologia NGS (Next Generation Sequencing), di riprodurre il profilo del microbiota endometriale a partire da una biopsia endometriale, eseguibile ambulatorialmente. L'endometrio, cioè la mucosa che riveste la superficie interna dell'utero e che deve accogliere l'embrione trasferito, infatti non è sterile ma è colonizzato da specie batteriche. In una situazione ideale la specie batterica prevalente è quella del Lattobacillus (>90%). Vi sono però situazioni in cui la flora batterica è alterata, per cui mediante questo test potremo riscontrare la presenza di: disbiosi, cioè una riduzione dei lattobacilli e concomitante aumento di altre specie batteriche non patogene; specie batteriche patogene e responsabili dell'endometrite cronica (Enterococcus spp., Enterobacteriaceae, Streptococcus, Staphylococcus, Mycoplasma, e Ureaplasma); specie batteriche patogene sessualmente trasmissibili (Chlamydia e Neisseria). Il mancato equilibrio della flora batterica endouterina può comportare il fallimento dell'impianto embrionario o la gravidanza biochimica o l'aborto. Pertanto questo test è consigliabile alle coppie con ripetuti fallimenti di impianto o aborti precoci. Riequilibrare la colonizzazione batterica endometriale può favorire l'instaurarsi della gravidanza. Il test è semplice e non invasivo, la procedura è molto simile al prelievo per il Pap Test. Prevede un prelievo endometriale mediante l'utilizzo di una cannula sottile, della durata di 5 minuti, che si esegue ambulatorialmente tra il 15° ed il 25° giorno di mestruazione. Il risultato è disponibile in circa 15 giorni. In base all'esito del test verrà prescritta la terapia da seguire. Un test positivo per disbiosi prevederà una cura correttiva con probiotici per via orale e vaginale, mentre un test positivo per endometrite cronica o malattie sessualmente trasmissibili prevederà una cura antibiotica oltre che probiotica. BIBLIOGRAFIA Evidence that the endometrial microbiota has an effect on implantation success or failure Moreno et al. Am J Obstet Gynecol 2016; 215:684-703. Endometrial microbiome at the time of embryo transfer: next-generation sequencing of the 16S ribosomal subunit - Franasiak et al. J Assist Reprod Genet 2016;33:129–136. Characterizing the endometrial microbiome by analyzing the ultra-low bacteria from embryo transfer catheter tips in IVF cycles: Next generation sequencing (NGS) analysis of the 16S ribosomal gene - Tao et al. Hum Microbiome J 2017;3:15–21.  Prevalence of chronic endometritis in repeated unexplained implantation failure and the IVF success rate after antibiotic therapy - Cicinelli et al. Hum Reprod, 2015; 30(2):323-30 Chronic endometritis due to common bacteria is prevalent in women with recurrent miscarriage as confirmed by improved pregnancy outcome after antibiotic treatment - Cicinelli et al. Reprod Sci 2014; 21(5):640-7. ;

11.7.2023

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